venerdì 24 maggio 2013

A chi ha la scabbia prudono i gomiti (aka "il velo di Ben Ali, non il velo di Ghannouchi")

Qualche sera fa ero in una bettola di Tunisi con due amici tunisini e con una mia amica venuta a trovarmi dall'Italia.
A un certo punto, noto una ragazza con la madre in un tavolo vicino. Siccome solo poche ore prima la mia amica, che mi ha già fatto visita una volta in Egitto, andava comparando bellezze egiziane e bellezze tunisine e decretava la vittoria di queste ultime (specie per quanto riguarda il genere maschile in realtà, ma non solo), le dico, come a conferma delle sue stesse conclusioni: "Guarda che bella la ragazza a quel tavolo". Poiché l'ho detto in italiano e l'amico tunisino S. mi guarda con aria interrogativa, gli traduco: "Niente d'importante, ho detto solo che c'è una ragazza davvero bella". "Dove?!" Faccio un cenno con gli occhi: "A quel tavolo". Lui si gira, guarda - viva la discrezione! - si rigira e ci bisbiglia "Insomma...". Finisce lì. Parliamo d'altro, ridiamo, scherziamo.

Senonché...dopo un minuto, la madre della ragazza si alza e inizia a sbraitarci contro, e in particolare contro il povero S.! Io non capisco granché di quello che succede - linguisticamente ho sempre problemi a capire le persone anziane...specie se, come in questo caso, parlano in maniera accalorata ciancicandosi le parole a velocità supersonica - ma capto nomi di personaggi politici, tipo Ben Ali e Ghannouchi (fondatore del partito Ennahdha, n.d.Luce)! Immaginate la mia confusione. Capisco che la ragazza ce l'ha con noi perché ha colto che parlavamo di lei e ha riferito alla madre ma, vi giuro, non riesco a capire la connessione con quei nomi. Cerco di chiedere spiegazioni a S., ma lui si è sotterrato nella sua seggiola, è tutto rosso e non muove un muscolo. Perché nel frattempo tutta la trattoria si è girata a guardare la scena, perfino il proprietario è arrivato per cercare di calmare la vecchia, che continua a urlare. A un certo punto la sento dire qualcosa come "Forse le tue amiche sono straniere, beh allora forse farebbero meglio a pensare agli affari loro o a tornare al paese loro!", e lì interviene l'altro amico M., che le dice pacato: "Perché deve parlare così, signò? Questa ragazza è qui per studiare l'arabo e sta qui da ottobre, è più tunisina di noi!" (che tesoro).
Niente, la soap opera continua e non riesco a capire bene perché. Mi sento malissimo. Chiedo a S.: "Ma è perché tu ti sei girato a guardare la ragazza? Pensa che tu voglia insidiare sua figlia?! Scusami, è tutta colpa mia. Vado a parlare con loro per chiarire?" e lui mi risponde sottovoce "Lascia perdere, si vede che sono persone che non vogliono né ascoltare né capire. Poi ti spiego". Io faccio di testa mia, vado dalla ragazza, che mi sembra più ragionevole, e le dico: "Ascolta, sono straniera perciò non ho capito bene cosa dice tua madre. Volevo scusarmi perché in ogni caso non è bello indicare o parlare alle spalle della gente, per cui avete pienamente ragione; ma io ho solo fatto notare alla mia amica che eri bella e ho poi tradotto la stessa frase in arabo al mio amico - che per questo motivo si è girato. Mi dispiace se ti abbiamo dato fastidio, ma tieni conto che il mio era un commento innocente, anzi, in realtà avevo pure detto una cosa bella su di te". Avrei voluto aggiungere: come mai quando passate su un marciapiede pieno di soli uomini seduti al caffè, che commentano, danno voti e quant'altro, non sbroccate così? La prossima volta che ci passo io, mi è consentito fare questa sceneggiata mentre mi squadrano da capo a piedi e parlano di me? Se è così, buono a sapersi!



Comunque, la ragazza è visibilmente lusingata e sorride di imbarazzo. Mi dice "No, sai, perché ho visto lui ridere e pensavo mi prendeste in giro." Io cado dalle nuvole..."Guarda, probabilmente stavamo ridendo per un altro argomento". La ragazza spiega l'equivoco alla madre, entrambe si calmano e ritorniamo tutti ai nostri posti, avventori e proprietario compreso.

Finalmente i due amici mi spiegano l'arcano: le due pensavano che stessimo commentando, anzi sbeffeggiando, il velo che la ragazza portava. La tipa in questione portava un foulard un po' sceso dietro la testa, nel senso che uscivano fuori un sacco di capelli sopra la fronte. Secondo loro, quindi, stavamo tacciando la pischella di ipocrisia, del tipo "Guarda quella che porta il velo per finta, perché poi in realtà si vedono tutti i capelli". A parte che non avevo minimamente fatto caso a tutto ciò, ma anche se fosse...ma posso io, che non porto il velo affatto, che manco sono musulmana, e manco sono credente in generale, prendere in giro il velo di una tipa tunisina perché non è abbastanza coprente?!
La vecchia, perciò, andava dicendo cose come "Questo è il velo di Ben Ali, non di Ghannouchi!" - frase che va interpretata come: noi portavamo il velo così già quando la Tunisia era un 'paese laico', non siamo delle islamiste dell'ultim'ora, che hanno iniziato a fare quelle religiose solo dopo la rivoluzione e l'avvento di Ennahdha. Almeno, credo che vada interpretata così, ma questa epica frase, tra noi quattro, è stata poi oggetto delle più varie elucubrazioni per il resto della serata.
E infine, a titolo di spiegazione conclusiva dell'episodio, e in particolare del fatto che non si sa da dove le due abbiano tirato fuori che noi stessimo parlando del velo, mi è stato insegnato un proverbio tunisino che, come senso, equivale più o meno al nostro avere la coda di paglia.
Non chiedetemi perché, ma si dice:

 المجراب تهمزو مرافقو
A chi ha la scabbia prudono i gomiti.

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