domenica 30 novembre 2014

I muri di Tunisi in un libro




E' passato tanto tempo ma, seppur di base a Roma, continuo ad andare e venire dalla mia seconda casa: la Tunisia.
Chi ricorda le decine di foto che ho scattato alle scritte sui muri di Tunisi, e magari ci si era un po' appassionato, sarà contento di sapere che sono state raccolte in un libro. Le foto sono accompagnate dalle mie considerazioni, più qualche contributo esterno - es. alcuni artisti tunisini e la prof.ssa di Storia contemporanea del mondo arabo Laura Guazzone.

Tre anni di politica tunisina letta attraverso gli umori della strada.

Il titolo è "I muri di Tunisi. Segni di rivolta". 
La casa editrice è Exòrma.

Ammirate il favoloso booktrailer! L'ha fatto la mia amica Yassmin, a Parigi, e vi dico solo che ha reclutato un'attrice russo-algerina e ha incluso delle riprese tremolanti che ho girato io a Bab el Khadhra, Tunisi, quest'estate. Poi seguono un paio di minuti con la mia capoccia e la descrizione del progetto ad opera di me medesima, che mi vergogno e gesticolo come un'indiavolata.
Voila:





Non so se lo avete capito, ma alla fine del video chiedo soldi. Eh sì, è un progetto finanziato dal basso e, se volete sostenerlo, cliccate qui per partecipare alla campagna di crowdfunding. La raccolta finisce a metà febbraio 2015. 
Dateci una mano a pubblicarlo: in cambio potrete sfogliare un'indagine originale sulla società tunisina nel suo periodo più interessante, e dare concretezza a questi particolarissimi documenti storici che sono...le scritte sui muri.

Qui c'è anche la pagina facebook dedicata.

E qui sotto vi metto un mio articolo del 3/4/2014 per Il Manifesto, che è un po' un riassunto di quello che trovate dentro al libro:




"Creare è resistere".



lunedì 17 giugno 2013

Sempre sempre

Adesso che torno in Italia, è giusto che si concluda questo blog.
Non posso che chiudere con questo valzer, che sembra si rivolga a una donna, ma solo a un orecchio disattento, perché in realtà è chiaro, specie dalle strofe, che parli alla Tunisia stessa.
 
L'autore è Yasser Jradi, musicista e calligrafo. La melodia in realtà non è originale, bensì ispirata a una canzone catalana dei tempi della resistenza contro Franco (questa). Le parole, invece, sono tunisine al 100%: vi metto sotto al video testo arabo e traduzione italiana (mia - anche se ringrazio amici sparsi per l'aiuto).

Un bacio a chi mi ha letto - spero che le cose che ho raccontato in questi mesi vi siano risultate in qualche modo interessanti, e vi mando un ultimo saluto dall'altra sponda del Mediterraneo.

:*




  ياسر جرادي - ديما ديما

نحلف بعرق البناية
اللي يهبط على الحجر يذوب
 باللي رجليهم حفايا
 و اللي تعبوا مالمكتوب

نحلف بيمين البحارة
  بالشمس و الريح و السحاب
نحلف بالموجة الغدارة 
لا لا على حبك ما نتوب 

لا لا ما نمل من صعبك علي
 نكتب اسمك بالدم في يدي 
نرجعلك ديما ديما ديما
 مهما زرعولي الشوك في الثنية
مهما الأيام حبت تهرب بيا
نرجعلك ديما ديما ديما
و نسقي زرعك بدموع عينيا 
مهما خنتيني انت عزيزة عليا 

نحلف بايدين الفلاحة 
اللي اتولدت في الشوك و التراب
 ولدت الخبز بجراحها 
و غلبت هالدهر الكذاب

نحلف بليالي الكناسة
 بخدام الحزام و الحطاب
 ولاد المنجم و الخماسة
لا لا على حبك ما نتوب

لا لا ما نمل من صعبك علي
 نكتب اسمك بالدم في يدي 
نرجعلك ديما ديما ديما
 مهما زرعولي الشوك في الثنية
مهما الأيام حبت تهرب بيا
نرجعلك ديما ديما ديما
و نسقي زرعك بدموع عينيا 
مهما خنتيني انت عزيزة عليا


Yasser Jradi - "Sempre sempre"

Giuro sul sudore dei muratori
che cade sulla pietra ed evapora
su chi ha i piedi scalzi
e su chi è sfinito dal destino.

Giuro sulla destra dei marinai
sul sole, sul vento e sulle nuvole
giuro sull'onda infida
no, no, non mi pento di amarti.

No, no, non mi stanco delle pene che mi dai
mi scrivo col sangue il tuo nome nelle mani
tornerò da te sempre, sempre sempre
anche se mi seminano la strada di spine
anche se i giorni mi portano via
tornerò da te sempre, sempre sempre
e innaffierò il tuo campo con le mie lacrime
anche se mi hai tradito mi sei cara.

Giuro sulle mani dei contadini
che sono nati tra la terra e le spine
che hanno fatto nascere il pane dalla loro ferita
e che hanno vinto sulla sorte bugiarda.

Giuro sulle notti degli spazzini
su chi fa i lavori pesanti e sui taglialegna
sui minatori e sui mezzadri
no, no, non mi pento di amarti.

No, no, non mi stanco delle pene che mi dai
mi scrivo col sangue il tuo nome nelle mani
tornerò da te sempre, sempre sempre
anche se mi seminano la strada di spine
anche se i giorni mi portano via
tornerò da te sempre, sempre sempre
e innaffierò il tuo campo con le mie lacrime
anche se mi hai tradito mi sei cara.

venerdì 14 giugno 2013

Tormentoni algerini

Se andate a casa di un qualsiasi tunisino un po' fricchettone, prima o poi è sicuro che qualcuno metterà una di queste due canzoni, entrambe di artisti algerini.
Per me ormai sono una droga.

1. Labess - "Dawina"



2. Gnawa Diffusion - "Ya laymi"


mercoledì 12 giugno 2013

Corsari!

Quando soggiornai per la prima volta in Tunisia, quasi tre anni fa, un giorno che mi trovavo a Tabarka e che chiesi il motivo della presenza in quel posto di un fortino genovese, mi furono raccontate un sacco di storie di corsari. Tipo che nel XVI secolo c'era questo temutissimo Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana di base in Tunisia, che imperversava per le coste di tutto il Mediterraneo e che, una volta, diede la città di Tabarka ai genovesi per riscattare il suo fidato Dragut, che quelli avevano preso in ostaggio.

Però i corsari di cui voglio parlare qui...sono altri.

A introdurmi nel mondo del cyberattivismo in Tunisia è stato l'amico Aymen, ateo, anarchico, ingegnere informatico free-lance e hacker, conosciuto a inizio 2012, a un anno esatto dalla "rivoluzione". Come Barbarossa, adesso scorrazza libero per il mondo, nel senso che ha avuto una borsa da un'università svedese per sviluppare il suo personale progetto, che si chiama il "partito 2.0". Certo, per un giovane pirata informatico, per di più metallaro, la Svezia è il paradiso. Salvo, poi, quando la natura africana che è in lui si ribella al piattume e al gelo del nord e veleggia verso altre mete. Al  momento, il nostro si è appena spostato in Francia. Perché quando un tunisino conquista un visto Schengen, non lo ferma più nessuno. Un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel (cit.).

Ma torniamo a noi e alla comunità di "hacktivisti" in Tunisia: già prima della rivoluzione, dei ragazzi sostenitori dell'open source, del software libero, e delle libertà digitali - sì, mi sono dovuta documentare anche io sul significato esatto di queste parole - pur senza essere un gruppo strutturato, si ritrovavano e si confrontavano attraverso blog, chat e mailing list, in clandestinità e sotto la paura costante della sorveglianza del regime sul web.
Dopo la rivoluzione, è stato più facile associarsi "ufficialmente".
Premettiamo che uno degli attivisti in questione, un famoso blogger di nome Slim Amamou, dopo essere stato arrestato durante la rivoluzione, è stato poi nominato addirittura segretario alle politiche giovanili nei primi governi provvisori di Mohamed Ghannouchi e poi di Beji Caid Essebsi. E' stato in carica da gennaio a maggio 2011 e poi ha dato le dimissioni, nauseato.
A parte questa storia, una delle prime iniziative della comunità piratesca è stata, appunto un anno dopo la rivoluzione, l'apertura di uno HackerSpace, definito come "uno spazio di lavoro collaborativo e creativo per lo sviluppo di progetti scientifici, tecnici e artistici". E' stato il primo nel mondo arabo (qualche info sugli altri qui). Questo è il loro "wiki" messo a disposizione di chiunque voglia saperne di più o anche partecipare in prima persona.
Inizialmente, lo spazio fisico per questo progetto è stato offerto da Nawaat, famoso blog collettivo di informazione che lottava contro la censura già da prima della rivoluzione (l'ho già linkato più volte). Poi c'è stato qualche screzio.
Tra le iniziative nate in seno allo HackerSpace tunisino vi sono:

- i progetti OpenGov.tn e Open Tunisia che si battono, da una parte, per la divulgazione di informazioni tratte da fonti governative, per arrivare alla trasparenza dell'operato dello Stato davanti ai cittadini, e dall'altra per la partecipazione diretta dei cittadini stessi alla politica tramite mezzi informatici: non sono concetti nuovi, bensì sono quelli portati avanti dai partiti pirati in varie parti del mondo...magari ne sapete più di me. Da quello che posso capirne io, in questa utopia il governo dovrebbe essere più o meno come una gigantesca wikipedia, a disposizione di tutti e modificabile tramite le proposte e correzioni di tutti;

- il lancio del Telecomix tunisino, parte del progetto mondiale Telecomix, che mira a garantire un libero flusso di dati, senza censura e senza prendere le parti di nessuno.
Cito dal loro sito: "Telecomix is a sociocyphernetic telecommunist cluster of internet and data loving bots and people, always striving to protect and improve the internet and defend the free flow of data. Telecomix, just like the Internet, knows no borders technological or territorial. We have no specific agenda, IRCocratic leadership and no pre-determined practices. We are an occurance rather than a group; a siphonophoric organism transmitting its genome through memes and imitation rather than through rules and regulations. We are in love with the internet, we call this datalove, and if you want, you can join us simply by stepping into our chat below".

Tra le azioni più rilevanti di Telecomix, vi sono stati il tentativo di rompere il blackout dei mezzi di comunicazione in Egitto nei giorni delle prime proteste di piazza Tahrir, e di consentire, tutt'ora, un libero passaggio di informazioni dalla Siria - Telecomix ha, tra l'altro, fatto uscire allo scoperto una compagnia che fornisce servizi di sorveglianza web - la Blue Coat Systems - dimostrandone l'implicazione nel controllo della rete in Siria;

-  la stesura dello statuto del Partito Pirata tunisino (حزب القراصنة). Inizialmente clandestino, perché il Ministero dell'Interno non poteva ufficializzare un partito che non presentava né nomi dei dirigenti né strutturazione gerarchica interna, ma che si basa piuttosto su principi di orizzontalità, di uguaglianza totale nel processo decisionale e di pari possibilità di partecipazione per tutti (vedi qui), ha poi accettato di stare alle regole formali della burocrazia e adesso è legale e riconosciuto: si candiderà alle elezioni del 2018.

Una delle campagne promosse da questa nuova formazione politica è quella contro l'inserimento nella futura costituzione tunisina di un articolo che tutela la proprietà intellettuale. I pirati ritengono che copiare sia un diritto umano. Per di più, il Dipartimento di Stato americano sostiene indirettamente in Tunisia una campagna di sensibilizzazione nazionale contro la contraffazione. Il che, alla fin fine, non ha niente a che vedere con la salvaguardia delle idee, bensì coi profitti dei grandi marchi. In più, stiamo parlando della Tunisia...ripeto, la Tunisia: uno dei paesi in cui gira più roba tarocca al mondo! Eliminare questo mercato vorrebbe dire mandare sul lastrico migliaia di famiglie, nonché impedire a gran parte della popolazione l'utilizzo di strumenti tecnologici (quanti si possono permettere qua il cellulare originale?) o anche solo dei libri universitari (di norma fotocopiati a destra e a manca per risparmiare). Quindi cosa hanno fatto i pirati? Sono andati dritti a far firmare la loro contro-campagna di protesta...ai negozianti di dvd tarocchi. Cliccare qui per approfondire la vicenda.

Su tuuuuutte queste storie di pirati nerd qua che vi ho raccontato, potete leggere questo articolo qua, che fra le altre cose pone una domanda importante: per quanto giusto, quanto ha senso parlare di open source, open data, cyberdemocrazia eccetera, quando qui c'è non solo chi non ha un computer, ma anche chi non sa proprio leggere e scrivere, e che ha problemi ben più pressanti, come la disoccupazione e la fame?

Per quanto riguarda il progetto di Aymen, il partito 2.0, è ancora agli inizi, trovate un po' di cose qua e qua. Su di lui hanno scritto pure in Svezia. Sì, l'articolo è in svedese quindi non si capisce una mazza. Però la foto è coattissima. Sono orgogliosa del mio amico corsaro che sfida le intemperie.




Aggiornamento (febbraio 2014):
il progetto di Aymen è finalmente online e ora si chiama moua.tn (si prega di cliccarci sopra) ...vi rivelerò ciò che ho colto a scoppio ritardato, e cioè che .tn è la sigla per la Tunisia, ma "mouatn" = مواطن  letto tutto insieme vuol dire "cittadino"! E' molto interessante: trattasi di un social network per la partecipazione attiva alla vita politica della Tunisia, tramite proposte di idee e crowdsourcing (per le capre in informatica come me, ve l'ho detto, in soldoni è il principio di wikipedia), e con una sezione dedicata specificamente alla discussione degli articoli della nuova costituzione. Qui spiega un po' come funziona (testo in francese + presentazione in inglese).

domenica 9 giugno 2013

L'estetica ai tempi di Ben Ali

Da metà aprile, come alcuni sanno, ho cambiato casa, e il mio nuovo coinquilino è Dali (che non è il pittore, ma sta per Mohammed Ali), 28 anni, artista-filosofo-studente-girovago. Durante una delle nostre sessioni di cazzeggio su internet...ehm...volevo dire di dialogo interculturale con l'ausilio di YouTube, ha esordito: "Ora ti faccio vedere una cosa che ha traumatizzato tutti noi quando eravamo piccoli, cazzo". Ah, sì, dovete sapere che il mio coinquilino ha l'abitudine di terminare ogni, e dico ogni sua singola frase con la parola زبي "cazzo". Che ci volete fare, è fatto così.

Il video:



Ordunque, si tratta di uno spot del ministero della sanità tunisino legato a una campagna di vaccinazioni. Era il 1987 e Ben Ali era appena diventato presidente.
Seguiamo il video con ordine, è imperdibile.
Già il logo in apertura è tremendo: un angelo con un'espressione a dir poco disperata (perché?!), le ali scheletriche, la veste viola - il colore di Ben Ali! - e tra le braccia un'enorme siringa. La scritta sottostante dice "Giornata nazionale del vaccino".
Quindi, ecco una veduta della medina di Tunisi e una voce narrante che recita qualcosa tipo: nonostante tutto sembri tranquillo, i genitori espongono i figli a mille pericoli quando li gettano in strada con nient'altra protezione che un semplice "Mi raccomando sta' attento!".
A questo punto, iniziano delle sequenze degne di David Lynch. Dai vari vicoletti sbucano dei mostri in forma di pupazzoni: ognuno di essi rappresenta una malattia diversa, con tanto di descrizione degli spaventosi sintomi da parte della voce narrante.
In ordine potete ammirare:
- il morbillo, che ovviamente è rosso, e che porta sulla testa dei gufi, simboli di sventura presso gli arabi, e addosso alcuni simboli musulmani come la khomsa, o mano di fatima, e il pesce;
- il tetano, che ha sulla testa una lametta da barba gigante ("chi è questo che viene armato?") e che rende il malato "incapace di muovere la bocca e il collo: neanche da mangiare gli si può dare!";
- la tubercolosi, che è quella specie di cattivissimo bananone giallo che "attacca il petto" e "fa sputare sangue";
- la pertosse, un uccellaccio allucinato che "può portare il bambino alla morte";
- la poliomielite, un vecchio che si trascina dietro un arto staccato, perché "chi vi si ammala rimane handicappato tutta la vita";
- la difterite, un subdolo bruco, che "fa smettere di funzionare il cuore in un colpo solo"!

Bisogna debellare queste malattie, recita la voce, e non c'è altro rimedio che...il vaccino.
Ed ecco spuntare quella...quella...quella abominevole mano BLU con SEI DITA (perché?!), che impugna la siringa a mo' di pistola, e uccide i mostri.
A quel punto, lo vedete da voi, seguono sei ore e quaranta di scene di bambini che trascinano i brandelli dei pupazzoni in riva al mare e ne fanno un rogo purificatorio.

Titolo del video su YouTube: "Il video che ha terrorizzato un'intera generazione di bambini tunisini, 1987".
Commento di Dali: "Io, da bambino, ogni volta che partiva questo spot alla tv, piangevo e mi nascondevo, cazzo. Vedi l'estetica di Ben Ali: il terrore, sempre il terrore, cazzo!".
Però non si può negare che il regista abbia avuto, nel suo modo perverso, un sacco di fantasia. O, forse, che si sia fumato un sacco de zatla.


venerdì 31 maggio 2013

Struzzi della dittatura


Una delle due prof. che ho avuto nel trimestre gennaio-febbraio-marzo, una donna eccezionale, una volta ci ha proposto la lettura di un brano fuori programma, da lei personalmente scelto.
Mi ha colpito, così ho pensato di tradurvi qui il punto saliente.
Per quanto l'autore sia il siriano Al-Kawakibi, che scriveva queste cose a fine '800 avendo in mente la tirannide dell'impero ottomano, è facile capire come queste righe possano stare a cuore a una tunisina che ha vissuto tutta la sua vita sotto dittatura, e che per di più fa l'insegnante. Ora capirete perché.


<<  Il dittatore si permette di governare le persone secondo la sua volontà, non secondo la loro, e le processa in base al suo capriccio, non alla loro legge; sa di essere un usurpatore e un violatore, e preme i tacchi sulle bocche di milioni di persone, bloccandone le parole di diritto e le continue rivendicazioni.

Il dittatore è nemico del diritto, nemico della libertà e assassino di entrambi; il diritto è il padre dell'umanità e la libertà è la madre, le persone comuni sono i bambini orfani che dormono ignari, e gli intellettuali sono i loro fratelli maggiori: se li svegliano, quelli si scuotono; se li invitano, quelli rispondono.

Il dittatore oltrepassa il limite perché non vede ostacoli: se l'oppressore vedesse una spada al fianco dell'oppresso quando si accinge a compiere l'ingiustizia, ci rinuncerebbe - come si suol dire, "bisogna essere pronti alla guerra per impedirne lo scoppio".

Il dittatore costringe la gente a legittimare la bugia, l'imbroglio, l'inganno, l'ipocrisia, il servilismo, la repressione dei sentimenti e l'automortificazione. Ne consegue che egli educa la gente a tutte queste buone qualità. Onde per cui, i padri vedono la fatica che fanno per educare i loro figli - l'educazione primaria - andare inesorabilmente a vuoto, prima o poi, sotto i piedi dell'educazione della dittatura, così come era stata vana, a sua volta, l'educazione che a loro avevano dato i loro padri. Perché gli schiavi di un potere che non ha limiti non sono padroni di loro stessi, né sono sicuri di educare i propri figli alla loro maniera, bensì allevano struzzi per i dittatori, aiutanti di questi ultimi contro i padri stessi. In verità i figli, in epoca di dittatura, sono catene di ferro che legano i padri ai picchetti dell'ingiustizia, dell'umiliazione, della paura e della costrizione, perciò la riproduzione della specie in quanto tale, in tempo di dittatura, è un'idiozia, e preoccuparsi dell'educazione è una doppia idiozia.
Dice il poeta:
Se continua così e non avviene un cambiamento
non si piangono i morti e non si festeggiano le nascite.>>

Da Abd al-Rahman al-Kawakibi, Caratteristiche della tirannide e fine della schiavitù (طبائع الاستبداد ومصارع الاستعباد), 1902.





mercoledì 29 maggio 2013

Rumore libero




Date un'occhiata a questo progetto che viene portato avanti da alcuni amici tunisini: qui e qui.

Si chiama بلاش حس "Blech 7ess", espressione che in arabo tunisino significa letteralmente "senza rumore", nel senso di "non fare rumore, fai silenzio!". Ma dal momento che "blech" oltre a "senza" significa anche "gratis", ecco che il senso di quella originaria frase intimidatoria viene capovolto e diventa il nome di uno studio di registrazione autogestito, dove ciascun gruppo o musicista è il benvenuto a registrare "rumore gratis", nel senso di musica gratis. Doppiamente gratis, perché lo studio può sì essere usato senza sborsare un dinaro, ma ad una condizione: che la musica che ne esce sia fruibile liberamente anche dagli ascoltatori, su internet, sotto licenza Creative Commons.
Fico, no?

Mini-nota per chi magari non lo sa e si è stranito: i ragazzi arabi, quando devono scrivere parole arabe con l'alfabeto latino - tipicamente, negli sms e su internet - usano i numeri per rappresentare delle consonanti che non possono essere rappresentate da alcuna lettera latina (in base a un criterio di somiglianza grafica tra quelle lettere arabe e alcuni numeri). La 7 di 7ess, quindi, non è un mio errore di battitura, bensì è quella meravigliosa faringale che sentite nel video. 


Quella dello studio di registrazione, in realtà, è solo l'idea iniziale: simbolo del diritto di fare caciara, il locale di Blech 7ess sta diventando una sorta di centro sociale. Sì, lo so, da matti, un centro sociale in Tunisia. Beh, non immaginatevi un centro sociale occupato, perché in realtà i ragazzi pagano l'affitto, eheh. Ma è un affitto irrisorio perché l'appartamento si trova in un palazzo a dir poco diroccato, e per metterlo a nuovo si sono improvvisati tutti falegnami, imbianchini, elettricisti e artisti. Adesso  l'interno fa la sua porca figura.




 




Oltre alle registrazioni, quindi, al momento vi si svolgono assemblee e workshop, vi si organizzano concerti, vi si stampano magliette, vi si realizzano e vendono oggetti vari per autofinanziarsi e, ultima novità, vi si tengono tutti i giorni lezioni di lingua gratuite (arabo classico, arabo tunisino, arabo siriano, italiano).

 Oggetti autoprodotti: bloc-notes e gioiellini vari.


 La leggendaria "macchina delle magliette".

 Lezione di italiano avanzato per tunisini.

 Lezione di dialetto tunisino per stranieri (a sinistra) e lezione di italiano base per tunisini (a destra).

(Tutte le foto sono tratte dalla pagina facebook di Blech 7ess).


In bocca al lupo a tutta questa gente che ha voglia di fare.

Logo di Blech 7ess.